No Title Gallery

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No Title Gallery, la galleria d’arte indipendente, virtuale e itinerante. Intervista a Francesco Liggieri

[Intervista di Serena Santoro]

Parole: 762 | Tempo di lettura: 3 minuti

No Title Gallery è un progetto artistico fondato da Francesco Liggieri ed Elena Picchiolutto che si distingue in due fasi, una virtuale e una reale. Si tratta di una galleria d’arte che non ha una sede fissa: è infatti una piattaforma online e gratuita che promuove i giovani artisti italiani, collaborando con realtà e luoghi non solitamente devoluti all’arte.

Il vostro è un progetto sperimentale. Quando è nato questo progetto “alternativo” nel mondo dell’arte?
È nato nel 2010, avevamo bisogno di creare qualcosa che unisse due mondi che spesso comunicano poco, ovvero i giovani artisti con istituzioni e gallerie.

Qual è stato il vostro percorso prima di intraprendere No Title Gallery? Come vi siete conosciuti tu ed Elena?
Io sono artista e curatore, Elena è un architetto. Siamo appassionati di Arte ed è stata proprio questa passione a darci la spinta per creare NTG.

Perché un giovane artista dovrebbe scegliere come sua vetrina “No Title Gallery”?
Semplice, non siamo dei mercanti ma dei visionari, siamo trasparenti e creiamo progetti che hanno gli artisti e il pubblico come punto di partenza.

Il vostro progetto fa partecipare gratuitamente gli artisti e la natura delle vostre iniziative è no profit. Come fate dunque a sostenervi economicamente?
Crowdfunding, partnership, fundraising, autoproduzione. Questi sono gli elementi per poter andare avanti per rimanere indipendenti.

Il mercato dell’arte è molto competitivo, come fa il vostro progetto a essere un buon concorrente?
Lo siamo per una questione di novità e qualità che altri spesso sottovalutano.

Il vostro è un progetto indipendente. Appartenete a  una rete di altri progetti artistici underground o vi piacerebbe farne parte? Intendo una rete di alleanza da contrapporre ai grandi dell’arte.
Gli indipendenti in genere sono puntini a sé in base alla mia esperienza poche volte si uniscono. Uno dei miei intenti è di unirli.

Avete partecipato ad ArtVerona, fiera che da qualche anno dà spazio ad un mercato collaterale rispetto a quello standard. Che fetta si sta guadagnando il mercato indipendente? E qual è la vostra personale esperienza?
Gli indipendenti, generalmente, preferiscono la qualità e  la sperimentazione al già visto. Ecco, questa è la nostra fetta. Per questo il pubblico ci segue.

Anche il mercato dell’arte rischia di diventare saturo, se non lo è già. Su cosa bisogna puntare per rigenerarlo?
Secondo me sul coraggio di immettere sul mercato nuovi nomi, giovani e bisogna rischiare anche a livello culturale e istituzionale. Dovremmo copiare un po’ i nostri vicini europei anche a livello di leggi.

È possibile portare avanti un progetto come il vostro, che può essere definito anche sociale, e legarci un business? Non è una contraddizione?
È possibile. Noi al momento siamo concentrati sul percorso culturale più che su quello del business. Ma se un giorno volessimo diventare altro da ciò che siamo, cambieremo pelle senza troppo perdere di vista ciò che ci ha portato fino a qui.

Chi compra le opere da voi proposte? Qual è il vostro tipo di clientela?
Dipende dai pezzi, di recente anche famiglie con budget limitati. Del resto comprare una stampa ora conviene. Per un’opera invece solo chi ha il denaro.

Oggi siete avviati ma che difficoltà avete riscontrato all’inizio? Come siete partiti, chi vi ha finanziato?
Ci autoproducevamo. Io avrò investito in questo progetto almeno 3000, 4000 euro. Bisogna investire su ciò in cui si crede. Se non ti esponi per primo, nessuno ci crederà e diverrà un possibile partner.

Cosa vorresti cambiasse nel mercato dell’arte e che futuro vedi?
Così com’è ora si rischia di collassare sia in termini economici che di qualità. Riciclare artisti non aiuta. Aiuta immettere nuovi artisti e ne abbiamo parecchi su cui il mercato può investire.

È difficile per i progetti indipendenti accedere alle grandi fiere o si sta andando nella strada intrapresa da ArtVerona?
C’è chi crede che noi indipendenti salveremo il tutto. Forse sì, ma rimango dell’idea che ora siamo solo “di moda”. Bisogna capire che alcuni di noi non sono solo questo.

La vostra peculiarità sta nel non avere una sede fissa e nello sperimentare allestimenti grazie alla collaborazione di vari partner e istituzioni. Che collaborazioni stabili avete instaurato e cosa c’è in cantiere per il prossimo futuro?
Essere nomadi è una perfetto biglietto da visita di NTG. Il 2014 sarà davvero itinerante. Alcuni progetti si svolgeranno in spazi e città diversi in tutti i sensi. Seguiteci e vedrete!

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