Martino Corti

Martino Corti
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La parte più importante di questo lavoro è l'energia. Intervista al cantautore Martino Corti

[Intervista di Elisabetta Barreca]

Parole: 484 | Tempo di lettura: 2 minuti

Martino, che lavoro fai?
Lavoro presso Cimice Records, sto in ufficio tutti i giorni. Dopo una lunga ricerca di me stesso mi sono accorto che volevo comunicare attraverso ciòc he chiamiamo Molologhi Pop, spettacoli alternativi che comprendono recitazione, canto e musica. Gaber è sicuramente un punto di riferimento per noi, ma non abbiamo voluto seguire le sue orme poiché ci piacerebbe fare qualcosa di diverso.

Come è cominciata la tua carriera?
Fin da piccolo amavo la musica e suonavo il pianoforte. Il tutto nasce con la mia iscrizione al Dams di Bologna. Là, mentre ero ancora studente, ho cominciato a scrivere qualche pezzo e a cantarlo, alcuni di essi li ho ripresi poi nei cd che ho inciso. Grazie all’Università ho preso contatti con Mara Maionchi e Alberto Salerno, che mi hanno permesso di avvicinarmi di più all’ambito che mi interessava e di cui fa parte adesso il mio lavoro, anche se poi il mio viaggio è cominciato da zero e con progetti diversi.

Avete avuto supporti da terzi?
Cimice Records è socia di Non ho l’età, casa discografica di Mara e Alberto, che ci aiuta nelle spese necessarie. I collaboratori lavorano senza ricevere (per ora) un compenso. Così abbiamo anche la sicurezza che chi si avvicinerà metterà tutta la sua passione e il suo entusiasmo per qualcosa che li ripaga in pubblicità, ma soprattutto in soddisfazioni.
Gli unici collaboratori pagati al momento sono il chitarrista e il fonico.

Cosa consigli a un giovane che vuole intraprendere la tua carriera?
La cosa più importante per questo lavoro è l’energia. Senza di quella non si va da nessuna parte. Poi durante il percorso lavorativo sicuramente succederà qualcosa che farà capire se quella che avete intrapreso sia la strada migliore o se c’è da cambiare qualcosa. Anche la convinzione e la passione sono due aspetti fondamentali per poter fare questo lavoro. Soprattutto perchè, inizialmente, non viene molto ripagato economicamente.

Hai detto che la questione economica inizialmente è un problema. Cosa ti spinge quindi a continuare?
La passione per quello che faccio e la soddisfazione nel vedere che il mio lavoro e gli spettacoli che facciamo piacciono. L’aspetto economico non è mai stato il nostro unico scopo finale. Vedere che pian piano sempre più persone si avvicinino a noi e ci seguano è una grande emozione. Ci piace pensare che chi ci segue e viene ai nostri spettacoli non sia uno spettatore, ma un personaggio attivo nel nostro lavoro. Per questo ho anche aperto un blog nel quale racconto le mie esperienze e colgo idee.

Cosa vi aspettate da chi viene ai vostri spettacoli?
Ciò che deve fare chi fa spettacoli come noi è il non aspettarsi mai nulla dal pubblico, poi ben vengano i commenti positivi o i consigli.

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