Martina Censi

Martina Censi
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Designer che trova amore e stimoli in ferramenta

[Intervista di Maria Sole Farinelli]

Parole: 528 | Tempo di lettura: 2 minuti

Martina Censi. Dopo una laurea in design decide di investire la sua passione in bulloni e rondelle per farne dei veri e propri gioielli.

Martina, com’è iniziata la tua gavetta?

Dopo essermi diplomata al liceo artistico di Verona, mi sono iscritta al Politecnico di Milano, dove ogni anno ho frequentato un corso diverso per acquisire conoscenze in tutti i settori. Subito dopo essermi laureata ho frequentato un corso presso la Scuola Orafa Ambrosiana di Milano, dove ho acquisito capacità a livello pratico.

Parlami della tua passione. Che cosa cattura la tua attenzione?

A me piace recuperare qualsiasi tipo di materiale come scarti idraulici, pezzi di stoffa o di pelle, cavi elettrici, bulloni, rondelle, pezzi di ferramenta, così da provare a riunirli e farne un gioiello, spesso inserendo anche pietre preziose. In questo modo combino l’industriale con la pietra, è come se unissi due elementi: la città urbana e la storia.

Quando è nato il tuo progetto?

All’università già mi mantenevo producendo collanine, ma erano cose molto semplici. Finito il Politecnico ho capito che mi piaceva quello che stavo facendo e, grazie all’esperienza della Scuola Orafa Ambrosiana, la passione si è radicata.  Così ho deciso di cominciare a farmi conoscere attraverso mercatini, mostre, concorsi; ma solo nel 2011 mi sono decisa ad aprire un sito dove propongo alcuni pezzi della mia collezione.

Il tema del riciclaggio caratterizza un po’ tutte le tue creazioni. Si può definire come una linea guida?

Per le mie collane è sempre stato importante che potessero partire da materiali già esistenti, articoli di riciclo o da oggetti di ferramenta. Ho cominciato recuperando bulloni in casa e con quelli creavo qualcosa di nuovo, assemblando sempre diversi materiali.

Cos’è che rende le tue collane particolari oltre al materiale?

Mi piace che nel gioiello non si capisca di cosa sia composto, come se il componente fosse nascosto. Voglio che si mescoli, che non si intuisca subito da dove nasca. Inoltre le mie creazioni sono tutte versatili, puoi giocarci e modificare l’opera. Una singola collana può trasformarsi in dieci diverse, basta allungarla, accorciarla o semplicemente girarla. Chi acquista una collana poi la indosserà secondo i suoi gusti, lasciando che l’oggetto si completi nella persona stessa. In questo modo ho voluto instaurare un filo di continuità creativa tra chi indossa l’oggetto e me, facendo diventare l’indossatore il protagonista.

Ci sono stati dei momenti di crisi che hai dovuto affrontare per assecondare la tua passione?

Inizialmente non credevo che la mia passione potesse avere un futuro. Solo da alcuni anni mi sono convinta di potercela fare: prima regalavo i miei lavori ad amici e parenti, ora invece partecipo a veri e proprio concorsi.

Il tuo sogno nel cassetto?

Il mio sogno sarebbe quello di riuscire ad aprire un mio laboratorio, ma anche entrare a far parte del mondo della moda partecipando alle collezioni di importanti stilisti.

Ho letto che organizzi laboratori creativi e spettacoli teatrali con i bambini. Sempre sul tema del riciclaggio?

Si quella è proprio una passione. Poco alla volta ho cominciato a collaborare con una compagnia di teatro a Verona, poi a fare burattini da sola. Ho portato con me questa passione a Milano, così ho continuato con laboratori per bambini, ma tenendomi costantemente a cuore il tema del riciclaggio. Con loro, infatti, facciamo personaggi, burattini e vestiti con materiale di recupero.

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