Donatella Venditto

Donatella Venditto
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Nel 2008 Donatella Venditto crea Noomray per commissionare libri personalizzati. L'abbiamo intervistata

Intervista di Maria Sole Farinelli

Parole: 767 | Tempo di lettura: 3 minuti

Donatella, ma quest’idea come ti è venuta?

Nasce dal desiderio di voler raccontare dei ricordi attraverso i libri, soprattutto quelli legati all’infanzia. All’epoca, parliamo del 2007, avevo un nipotino di due anni e volevo che ricordasse dei momenti che presto avrebbe dimenticato. Come tutti i bambini, aveva una fervida immaginazione e il mio desiderio era che non dimenticasse tutto questo. Così ho cominciato a scrivere per lui delle favole, all’interno delle quali raccontavo le sue esperienze, aggiungendo però una parte di fantasia.

Come poi hai sviluppato il progetto?

Dopo aver visto che le mie realizzazioni piacevano, nel 2007 ho pensato di creare un servizio mio, così da mettere a disposizione ad altri questo tipo di creazioni. Pensando al mezzo per far conoscere questo progetto ho intuito che internet fosse la soluzione migliore, così ho fatto creare un sito, che poi risulterà attivo solo nel 2009. Mentre aspettavo che fosse terminata la mia pagina web, ho deciso di scrivere a “Donna Moderna”.  Il settimanale aveva una rubrica in cui le lettrici potevano raccontare la loro storia, così ho descritto il mio progetto raccontando di Noomray. Dopo qualche mese è stata pubblicata la mia storia e le email hanno cominciato ad arrivare all’impazzata, proprio quando avevo perso ogni speranza. Era il 2 ottobre del 2008 e da lì ho cominciato a fare i miei primi libri.

Ci sono stati altri episodi che hanno cambiato la tua carriera di scrittrice?

Un momento di svolta c’è stato quando “Radio 101″ mi ha contattata per un’intervista in un programma pomeridiano molto ascoltato. Grazie a quell’occasione ho ricevuto tantissime richieste e ho cominciato a scrivere costantemente, ma lavorando quaranta ore a settimana come impiegata, mi ritrovavo a seguire i progetti di Noomray durante la notte. Ho passato un periodo duro ma molto bello: dormivo 3 ore a notte quando andava bene, ma ero comunque davvero soddisfatta.

Un anno dopo ho chiesto un part-time al lavoro, così mi ritrovai ben presto a ricoprire due ruoli: impiegata e scrittrice. Però Noomray proseguiva sempre meglio, per cui nel giugno 2012 decido di licenziarmi e dedicarmi totalmente a questo lavoro.

L’idea di scrivere favole personalizzate è piaciuta?

Ho ricevuto molti apprezzamenti e questo mi ha gratificata infinitamente, soprattutto perché ho capito che non era solo l’idea a piacere, ma anche il prodotto. Anche veder tornare i clienti è una grandissima vittoria.

Quali sono le occasioni più ricorrenti per cui richiedono un tuo libro?

Compleanni, date importanti, nascite, storie d’amore, anniversari e ultimamente proposte di matrimonio. Scrivo per qualsiasi occasione che possa rappresentare un momento speciale per chi lo vuole ricordare. Inoltre mi vengono commissionate spesso “favole dell’arrivo”, cioè libri per raccontare l’adozione di un bambino nella nuova famiglia. Questi racconti sono richiesti dagli assistenti sociali per spiegare al bambino l’adozione, attraverso il linguaggio a loro più semplice: la favola.

Perché Noomray?

Nasce dal desiderio di trovare un titolo che fosse originale. Pensando al nome per il sito ho ricordato un episodio di quando ero piccola: mio papà faceva il trasportatore e un giorno è tornato a casa con due walkie talkie, uno per me e uno per mia sorella, così quando sarebbe passato in zona potevamo sentirci attraverso le frequenze sintonizzate. All’epoca avevo 5, 6 anni, perciò il walkie talkie per me era una oggetto preziosissimo. Mio padre per poterci contattare decide di darci dei soprannomi: raggio di sole e raggio di luna, il primo a mia sorella, il secondo a me. Purtroppo otto anni fa mio padre è venuto a mancare, così ho voluto che raggio di luna facesse parte del progetto. Inoltre sono dell’idea che il raggio di luna è il raggio al quale sono appesi i sogni e per me Nommray era un sogno da realizzare. Così decido di tradurlo in inglese e di scomporre la parola “moon” e porla al contrario, da qui Noomray.

Hai passato momenti di sconforto?

C’è stato un momento tra il 2010 e il 2011 quando ho deciso di mollare il lavoro come impiegata e le commissioni per i libri cominciavano a diminuire. Non avendo fatto una grande campagna pubblicitaria, dopo un anno c’era meno visibilità rispetto all’exploit iniziale, perciò ho avuto paura che fosse tutta una grande bolla di sapone. Invece, con il passare del tempo, ho capito che bisognava proseguire. Sono dell’idea che gli alti e i bassi esistano in qualsiasi professione, bisogna solo avere la perseveranza di andare avanti. Inoltre ogni volta che cercavo di allontanare questo sogno, lui tornava indietro. Così ho capito che non eravamo destinati a stare separati

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